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Farmaci in gravidanza

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Farmaci in gravidanza
L’argomento dei farmaci in gravidanza suscita generalmente notevole interesse tra i medici per i suoi risvolti pratici. Ad ogni medico può capitare di trovarsi di fronte a due problemi:
1. la necessità terapeutica di prescrivere un farmaco a una donna incinta;
2. l’esigenza di dare informazioni sui possibili effetti negativi di un farmaco assunto (consapevolmente o meno) durante la gravidanza.
E’ noto che le informazioni sulla sicurezza dei farmaci in gravidanza sono limitate sia per quanto riguarda gli effetti sul feto che sulla madre. Questo è legato da un lato all’esclusione delle donne gravide dalle sperimentazioni pre-marketing dall’altro alla carenza di studi epidemiologici.
Per quanto riguarda gli aspetti generali del problema rimandiamo alla letteratura specializzata limitandoci qui a ricordare solo alcuni principi di base.
1. Esiste un breve periodo di latenza che va dal concepimento fino a due settimane e mezzo (4 settimane e mezzo di amenorrea), nel quale vige quella che viene chiamata la “legge del tutto o nulla”. Infatti l'eventuale danno del prodotto del concepimento ne comporta o la morte e l'interruzione spontanea della gravidanza o la sopravvivenza senza anomalie in quanto le cellule ancora non differenziate sono in grado di riprodursi e rimpiazzare quelle eventualmente perse.
2. L’embriogenesi è completata verso la 12ª settimana ed è quindi evidente che la somministrazione di farmaci dopo tale data non causerà malformazione fetale. Potrebbe però causare arresto della crescita, alterazioni ossee, della migrazione neuronale e delle performance mentali e comportamentali.
3. L’eventuale effetto teratogeno di una sostanza è per lo più dose-dipendente.
4. Per l’assunzione di più farmaci contemporaneamente i dati sull'effetto teratogeno, ottenuti negli animali di laboratorio e dall'esperienza clinica, possono non essere sufficienti in quanto un farmaco può interagire con il metabolismo di un altro in maniera non prevedibile.
E’ sempre arduo dare delle certezze in questo campo, tuttavia è possibile fornire delle indicazioni di massima, sulla base dell’esperienza accumulata nel tempo, che possono aiutare il medico nelle due situazioni sopra prospettate. Così, cercheremo di fornire alcuni dati sulle classi di farmaci di più ampio utilizzo.

ANTIBIOTICI
Dati della letteratura evidenziano che circa il 10% delle donne gravide fa uso di antibiotici, che vengono prescritti sia per patologie intercorrenti che per patologie propriamente correlate alla gravidanza quali infezioni delle vie urinarie, infezioni vaginali da streptococco beta-emolitico, infezioni da toxoplasma, senza dimenticare patologie ricomparse nel nostro paese in questi ultimi anni, come la tubercolosi e la malaria che, quando colpiscono una donna gravida, possono avere una sintomatologia più grave e richiedono quindi un trattamento aggressivo con impegno di più molecole.
Da un punto di vista pratico è possibile, dividendo gli antimicrobici per categoria, dare alcune indicazioni, almeno sui farmaci di maggiore utilizzo, ricordando che la scelta del medico, all’interno di ogni singola categoria, dovrà in ogni caso cadere su quelle molecole utilizzate da più tempo, evitando la prescrizione di farmaci messi in commercio in tempi recenti, in quanto per tali sostanze mancano i dati relativi alla esposizione fetale.

Penicilline
Si tratta di farmaci in commercio da moltissimi anni, per i quali non c’è mai stata l’evidenza di una attività teratogena, vengono pertanto considerati sicuri in gravidanza. Anche l’associazione con gli inibitori delle beta-lattamasi, ad esempio amoxicillina con acido clavulanico, è considerata sicura in gravidanza, non essendo mai stata messa in relazione con malformazione fetale nei nati esposti in utero. Anche i dati sperimentali, nell’animale, confermano tali risultati.

Cefalosporine
Questi antibiotici sono considerati sicuri in gravidanza, sia i dati sperimentali (molti) che nell’uomo (un po’ meno) non evidenziano alcuna attività teratogena. Comunque l’uso delle cefalosporine più recenti deve essere prudente, dato che mancano dati sulla somministrazione in gravidanza.

Macrolidi
Sono per lo più farmaci in uso da moltissimi anni, per i quali, in generale, non vi sono controindicazioni all’uso in gravidanza.
L’
eritromicina viene consigliata a donne allergiche alle penicilline, come valido sostituto. Inoltre la somministrazione a termine di gravidanza, in caso di rottura prematura delle membrane o anche per altre patologie infettive materne, si associa ad una ridotta frequenza di parto pretermine e di complicazioni neonatali (distress respiratorio, sepsi, enterocolite necrotizzante ecc).
La
spiramicina per la sua capacità di penetrare la placenta (dove raggiunge concentrazioni da 2 a 5 volte superiori a quelle del siero materno) viene utilizzata per il trattamento della toxoplasmosi in gravidanza. I dati disponibili, tra cui un ampio studio caso-controllo ungherese, non evidenziano problemi di teratogenicità.
A questo gruppo appartiene anche la
claritromicina che risulta il secondo antibiotico più prescritto dopo l’amoxicillina. I dati sull’uomo riguardanti il suo uso in gravidanza sono limitati a due lavori, consistenti rispettivamente in una serie clinica di 34 gravidanze in cui la madre aveva assunto claritromicina nel primo trimestre o all’inizio del secondo, e in uno studio retrospettivo su 149 nati esposti in utero a tale farmaco. In entrambi gli studi non è stato osservato un incremento di malformazioni congenite rispetto all’atteso. Studi non pubblicati, riguardanti l’animale da esperimento hanno riportato un aumentato tasso di anomalie cardiovascolari e palatoschisi nella prole, per dosi rispettivamente da 6 a 25 volte superiori a quelle terapeutiche per l'uomo. La claritromicina, pertanto, non dovrebbe essere considerato un farmaco di prima scelta in gravidanza anche se il rischio malformativo è certamente modesto.
Fra gli azalidi la più utilizzata è l’
azitromicina; data la recente introduzione in commercio non sono riportati studi epidemiologici in campo umano sul suo uso in gravidanza. Studi sugli animali non hanno comunque evidenziato effetti embriotossici e/o teratogeni.

Fluorochinoloni
A questa classe di antibiotici appartengono la levofloxacina e la ciprofloxacina, tra gli antibiotici più prescritti in Italia. I dati riguardanti l'animale da esperimento in gravidanza non evidenziano alcun aumento di anomalie congenite nei nati esposti in utero. Però ad alti dosaggi (tossici per la madre) possono causare ridotto peso, ridotta vitalità neonatale e ritardo di ossificazione. Non sono invece pubblicati studi epidemiologici riguardanti l’assunzione di tali farmaci da parte di donne in gravidanza. Ricordiamo che i fluorochinoloni vanno comunque evitati in gravidanza perché tossici nei confronti della cartilagine in via di sviluppo. L’osservazione di artropatia con erosioni cartilaginee in studi sperimentali su giovani cani e su topi e, nell’applicazione clinica, di artralgia in adolescenti trattati con tale sostanza, ne hanno sconsigliato l’uso nei giovani e nelle donne in gravidanza. Va sottolineato, peraltro, che in una serie di 38 pazienti a cui erano stati somministrati chinolonici prima della 6ª settimana, ed i cui bambini erano stati seguiti per una media di 34 mesi dopo la nascita, non sono stati osservati disordini scheletrici, anche se sarebbe necessario avere a disposizione dati di follow-up a più lungo termine o i risultati di esami di risonanza magnetica per potere escludere la comparsa di danni ossei o cartilaginei nelle fasi di accrescimento.

Aminoglicosidi
Si tratta di antibiotici necessari per trattare infezioni da gram-negativi che per lo più vengono utilizzati per via parenterale in regime di ricovero ospedaliero. Gli studi epidemiologici in campo umano sono limitati, tuttavia un rischio di malformazioni, seppur piccolo, non può essere escluso. Possono inoltre comportare un incremento di rischio di otossicità o nefrotossicità fetale.
Per questo motivo
la somministrazione in gravidanza deve essere cauta e solo dopo un’attenta valutazione del rapporto rischio/beneficio.
Fa eccezione, a causa dello scarso assorbimento sistemico degli aminoglicosidi quando somministrati per via orale, l’uso della neomicina per os per il trattamento di forme gastroenteriche: uno studio epidemiologico non ha evidenziato alcun aumento di rischio di anomalia congenita nei nati esposti in utero. Anche la neomicina comunque, somministrata per via parenterale ad alti dosaggi in animali da esperimento, ha causato perdita dell'udito.

Tetracicline
E’ una delle classi di antibiotici con il più ampio spettro. Secondo numerosi studi epidemiologici l’assunzione nel primo trimestre di gravidanza non è stata messa in relazione con un aumentato rischio, rispetto all’atteso, di anomalie nel nascituro. Esiste peraltro la segnalazione di un piccolo gruppo di donne, che avevano assunto tetracicline nel primo trimestre, nei cui figli è stata trovata una aumentata incidenza di malformazioni cardiache (trasposizione dei grossi vasi).
L’assunzione nel corso del secondo/terzo trimestre di gravidanza può provocare una pigmentazione scura della dentatura decidua del neonato. Tale pigmentazione ha unicamente una valenza estetica e non sembra interessare la dentatura permanente, né predisporre la dentatura alla carie.
Casi di epatotossicità materna, alcuni mortali, sono stati riportati in donne gravide che utilizzavano tetracicline ad alte dosi o per periodi prolungati.
Per i motivi sopra esposti si ritiene preferibile
evitare la somministrazione di tetracicline in gravidanza, preferendo farmaci che abbiano un profilo di sicurezza maggiore.

Sulfamidici
In base ai più recenti studi epidemiologici sembrerebbe esservi un incremento di rischio di alcune anomalie (in particolare schisi facciale, anomalie cardiovascolari e del tratto urinario) a seguito dell’ esposizione intrauterina a sulfametossazolo + trimetoprim nel primo trimestre di gravidanza. Studi sugli animali segnalano, per l’esposizione a dosi elevate di trimetoprim, una aumentata incidenza di danni scheletrici. Data l’interferenza di tale sostanza con il metabolismo dei folati l’assunzione di una supplementazione vitaminica contenente acido folico ridurrebbe tale rischio. Sconsigliata è anche l’assunzione di sulfametossazolo+trimetoprim in vicinanza del parto in quanto la competizione del farmaco con la bilirubina per il legame con l’albumina può portare alla comparsa di ittero nucleare nel neonato.

Metronidazolo
E’ un agente antimicrobico, con attività sia antibatterica che antiprotozoaria, largamente utilizzato nelle donne per il trattamento di alcune infezioni sessualmente trasmesse. Il metronidazolo attraversa la placenta ed entra rapidamente nel circolo sanguigno fetale. Sono stati riportati in letteratura casi di malformazioni fetali in donne esposte al farmaco durante la gravidanza, tuttavia alcuni studi di coorte non hanno evidenziato un aumento complessivo del rischio malformativo (in uno di questi tuttavia vi era un incrementato, anche se non significativo, rischio di neuroblastomi). Il suo utilizzo in gravidanza va valutato con attenzione, esposizioni accidentali non dovrebbero tuttavia portare a consigliare l’aborto.

Antimicotici
Tra gli antimicotici più utilizzati si trova l’itraconazolo che nell'animale da esperimento, ad alti dosaggi, ha causato un aumento di malformazioni congenite nei nati esposti in utero. Si è evidenziato che tali malformazioni sono secondarie ad un effetto adrenergico del farmaco, effetto non presente nell'uomo per cui, in caso di assunzione materna, non dovrebbero esserci rischio di malformazioni congenite. In realtà i dati della letteratura sono alquanto controversi: l’assunzione sporadica di itraconazolo in gravidanza sembrerebbe senza rischi, al contrario l’uso prolungato è da evitare in quanto può causare un aumentato rischio di malformazione congenita, in particolare a carico degli arti. In una casistica di circa 70 casi, in cui la madre aveva assunto una singola dose di tale sostanza durante l’organogenesi, non sono state osservate anomalie alla nascita. Anche secondo uno studio prospettico di coorte, nella prole di 198 donne trattate con itraconazolo nel primo trimestre di gravidanza, la frequenza di malformazioni maggiori non era superiore all’atteso. Tra le donne esposte al farmaco il tasso di insuccesso riproduttivo era però più elevato.
Per quanto riguarda il
fluconazolo l’osservazione di un raro spettro di anomalie in quattro bambini esposti cronicamente in utero ad elevate dosi del farmaco durante il primo trimestre di gravidanza suggerisce la possibilità che a tale trattamento si associ un potenziale rischio teratogeno. Tali effetti sarebbero dose-dipendenti così, in base a studi epidemiologici caso-controllo e ad una serie di casi clinici, non sembrerebbe esservi un incremento di rischio di anomalie nella prole per l’uso di fluconazolo in singola dose o a basse dosi (150 mg/die).
Per il
ketoconazolo non sono stati riportati casi di malformazione nell’uomo, tuttavia va raccomandata particolare cautela in quanto si sono avuti casi di sindattilia e oligodattilia in animali da esperimento. Pochi sono gli studi disponibili per gli altri imidazolici anche se non sembrano emergere particolari allarmi per l’uso topico.
Ovviamente non possiamo che sconsigliare l’uso in gravidanza del
voriconazolo (di recente immissione in commercio) per mancanza di dati a disposizione.
Da evitare in gravidanza è la somministrazione della griseofulvina per la quale sono stati riportati casi di palatoschisi, insufficienza cardiaca sinistra ipoplastica e nascita di gemelli congiunti. Più sicuro sembra l’utilizzo dell’
amfotericina B in quanto somministrata a diverse donne gravide senza conseguenze malformative, anche se la sua sicurezza nel primo trimestre non è stata stabilita attraverso studi specifici. Infine non vi sono dati di teratogenicità per la terbinafina, tuttavia la possibilità di tossicità epatica materna ne sconsiglia, a nostro parere, l’uso sistemico in gravidanza.

Antivirali
Tra gli antivirali quello più utilizzato è l’aciclovir. I dati in campo umano sull’impiego di questa sostanza in gravidanza non sono numerosi. Dal 1984 al 1998 la ditta produttrice ha istituito un Registro Internazionale “Aciclovir in gravidanza” dove sono state registrate poco più di 600 gravidanze esposte al farmaco, nel primo o secondo trimestre. La frequenza di anomalie congenite nei nati non è stata più elevata dell’atteso. Inoltre non si è osservato uno spettro ricorrente di anomalie alla nascita.
Negli animali i dati sono contrastanti: in seguito a somministrazione di aciclovir in topi, ratti o conigli, in dosi inferiori, pari o superiori a quelle utilizzate a scopo terapeutico nell’uomo, non è stato osservato un incremento di frequenza di malformazioni; alle dosi più elevate per via endovenosa (pari a tre volte la dose umana) è stato osservato deficit di crescita intrauterina. In altri studi nel ratto, in seguito ad esposizione intrauterina a dosi 2-10 volte quelle terapeutiche, è stato osservato un incremento di frequenza di morte fetale, deficit di crescita, e anomalie congenite (soprattutto cranio-facciali e scheletriche); per esposizioni analoghe (3-10 volte la massima dose usata in campo umano) è stata segnalata inoltre la possibilità di ipoplasia timica e disfunzioni immunologiche.

Come si può vedere proprio tra i farmaci più largamente prescritti vi sono molecole che sarebbe opportuno utilizzare con cautela (claritromicina, azalidi, tetracicline), se non evitare del tutto (fluorochinolonici, sulfametossazolo + trimetoprim, fluconazolo), durante la gravidanza. Inoltre considerando che spesso le gravidanze arrivano inaspettate è evidente che tali farmaci andrebbero prescritti con cautela a tutte le donne in età fertile, anche in considerazione del fatto che sono disponibili molecole altrettanto efficaci che comportano meno rischi. Aggiungiamo che alcuni antibiotici sono antagonisti dell’acido folico, pertanto sarebbe buona norma associare alla terapia antibiotica un supplemento di tale vitamina. Ricordiamo anzi che ogni donna in età fertile dovrebbe assumere una piccola dose giornaliera (0,4 mg/die) di
acido folico per la sua nota attività protettrice nei confronti di quelle gravi malformazioni che sono i difetti del tubo neurale.

VACCINAZIONI

Introduzione

La gravidanza è da sempre considerata un periodo delicato durante il quale si deve cercare per quanto possibile di evitare le vaccinazioni, che espongono il feto a rischi potenziali: prematurità, aborto o malformazioni congenite.
Ciò riguarda principalmente i
vaccini con virus vivi, in grado di attraversare la barriera placentare e infettare l'embrione.

Viene tuttavia precisato che: "
una vaccinazione eseguita prima che la gravidanza fosse accertata non giustifica un'interruzione di gravidanza" (Goujon G. Gravidanza e vaccinazioni. Encycl Mèd Chir. - Edition Scientifiques et Medicales Elsevier SAS, Paris - Ginecologia-Ostetricia, 5-048-M-15, 2000, 4p.)
Non si può infatti escludere che il feto sia stato infettato dal virus contenuto nel vaccino, ma non esistono a tutt'oggi evidenze di malformazioni o anomalie nello sviluppo successivo del bambino e il rischio è quindi ritenuto trascurabile

Per quanto riguarda i
vaccini inattivati, che non espongono l'embrione ad alcun rischio d'infezione, le norme restrittive sono in genere dovute alla mancanza di studi che ne abbiano confermato l'innocuità nella donna incinta o una forte capacità reattiva.
In questi casi è preferibile valutare il rapporto rischio-beneficio della vaccinazione, considerando da una parte la gravità dell'infezione e le sue possibili conseguenze sull'andamento della gravidanza, e dall'altra gli effetti secondari del vaccino che possono ripercuotersi sullo sviluppo del feto

Il problema si pone spesso quando la futura madre parte per un viaggio all'estero, verso Paesi in cui si esporrà a un rischio infettivo dovuto sia al quadro epidemiologico che alle condizioni sanitarie del posto

In alcuni casi, però, la vaccinazione praticata durante la gravidanza può avere un effetto positivo: il passaggio degli anticorpi materni attraverso la placenta assicura al bambino un'immunità passiva nei primi mesi di vita.

Vaccino Natura In gravidanza
BCG Batterio vivo attenuato Sconsigliato
Pertosse - Germe intero
- Vaccino acellulare
Sconsigliato
Nessuna indicazione
Difterite Anatossina Non raccomandato
(controindicato nei primi 2
trimestri)
Encefalite
giapponese
Virus inattivato Evitare, salvo in caso di
soggiorno obbligato in zna
endemica
Encefalite da
zecche
Virus inattivato Evitare, salvo in caso di rischio
di elevata esposizione
Febbre gialla Virus vivo attenuato Possibile, se soggiorno
obbligato in zona endemica
Influenza Virus inattivato Autorizzato, addirittura
raccomandato
Haemophilus
influenzae B
Estratto polisaccaridico
batterico
Nessuna indicazione
Epatite A Virus inattivato Non raccomandato
Epatite B Virus inattivato Possibile con riserva
Leptospirosi Germe batterico ucciso Nessuna indicazione
Meningite
meningococcic
a
Estratto polisaccaridico
batterico
Autorizzato
Orecchioni Virus vivo attenuato Controindicato
Poliomielite - Virus vivo attenuato (per os)
- Virus inattivato (iniettabile)
- Non raccomandato
- Autorizzato
Rabbia Virus inattivato - a scopo curativo: Autorizzato
- a scopo preventivo:
sconsigliato, salvo eccezioni
Morbillo Virus vivo attenuato Controindicato
Rosolia Virus vivo attenuato Controindicato
Tetano Anatossina batterica Autorizzato, addirittura
raccomandato
Tifo Estratto polisaccaridico
batterico
Sconsigliato
Varicella Virus vivo attenuato Controindicato

Vaccini vivi

VACCINO CONTRO LA FEBBRE GIALLA

Amaril è l'unico vaccino con virus vivi per il quale la gravidanza non costituisce una controindicazione quando la donna incinta deve soggiornare in zone endemiche.
La febbre gialla imperversa nelle regioni intertropicali dell'Africa e del Sud-America.
Sono stati condotti due studi, uno a Trinidad e l'altro in Nigeria, su donne vaccinate contro la febbre gialla durante un'epidemia. Non sono state riscontrate malformazioni congenite, né anomalie nello sviluppo del bambino, nonostante sia stata evidenziata la presenza di immunoglobuline M nel sangue di un neonato a Trinidad, il che conferma l'attraversamento della placenta da parte del virus.

VACCINO CONTRO LA ROSOLIA
La vaccinazione contro la rosolia è raccomandata ai bambini di ambedue i sessi nonché alle donne in età fertile non ancora vaccinate. Per queste ultime, viene dapprima verificata l'assenza di gravidanza e quindi viene prescritta una contraccezione efficace per 2 mesi

VACCINO CONTRO IL MORBILLO
II vaccino del morbillo fa parte del programma di vaccinazione dei bambini.

VACCINO CONTRO GLI ORECCHIONI
Va sottolineato che i soggetti vaccinati contro il morbillo, la rosolia e gli orecchioni non sono contagiosi, e non rappresentano quindi un pericolo per la donna incinta che vi entra in contatto.

VACCINO CONTRO LA VARICELLA

Dal momento che, sebbene probabilmente scarse, non si conoscono le reali possibilità di trasmissione del virus da parte di un soggetto vaccinato a soggetti non immuni, si raccomanda per prudenza di evitare qualsiasi contatto stretto con una donna incinta che non abbia presumibilmente avuto la varicella.


VACCINO CONTRO LA POLIOMIELITE (ORALE)
L'infezione materna da parte del virus selvaggio può essere trasmessa attraverso la placenta e determinare malformazioni fetali. L'ipotesi di un effetto teratogeno del vaccino vivo attenuato somministrato per via orale, discussa da alcuni Autori, non è stata mai confermata.

VACCINO CONTRO LA TUBERCOLOSI
Il BCG è generalmente sconsigliato in gravidanza, nonostante non abbia, come il bacillo di Koch, effetti teratogeni; in caso di contaminazione, si può eventualmente ricorrere alla chemioterapia antitubercolare

Vaccini inattivati

Vaccini con virus

VACCINO CONTRO LA POLIOMIELITE (iniettabile)
Il vaccino inattivato può essere somministrato senza problemi in gravidanza

VACCINO CONTRO L'EPATITE A
L'epatite A, infezione che si trasmette per via oro-fecale, è molto diffusa nei Paesi in via di sviluppo; la sua incidenza diminuisce con il migliorare delle condizioni sanitarie della popolazione. Per questa ragione rappresenta un rischio per i viaggiatori provenienti da Paesi industrializzati, che soggiornano in regioni dove le condizioni igieniche sono precarie

Il vaccino non è raccomandato in gravidanza, in quanto non esistono valutazioni riguardo al suo effetto sullo sviluppo embrionale e fetale.


VACCINO CONTRO L'EATITE B
Il vaccino è costituito dall'antigene di superficie HBs, ottenuto per ricombinazione genetica. Prima di somministrarlo in gravidanza bisogna valutare il rapporto rischio-beneficio.

VACCINO CONTRO L'INFLUENZA

La vaccinazione antinfluenzale annuale è caldamente raccomandata alle persone anziane, ma anche ai soggetti affetti da patologie croniche a livello respiratorio, renale o cardiaco, diabete o deficit immunitario, nonché al personale sanitario.

Il vaccino può essere somministrato in gravidanza e alcuni medici addirittura lo raccomandano, in quanto l'influenza può provocare l'aborto

VACCINO CONTRO LA RABBIA
La vaccinazione antirabbica può essere praticata:

a scopo terapeutico, per prevenire la comparsa della malattia in una persona che è stata morsa; in questo caso non esistono controindicazioni dal momento che la malattia in fase conclamata è sempre mortale;

a scopo preventivo, nei soggetti esposti a un rischio professionale (veterinari, personale dei macelli, guardacaccia, ecc.), ma anche a viaggiatori che intendono fare un giro «avventuroso» in Paesi in cui l'enzootia è molto forte tra gli animali domestici o che vivono in famiglia (cani, gatti, scimmie...). Sebbene il virus sia inattivato, la vaccinazione a scopo preventivo non è consigliata in gravidanza, salvo eccezioni.

VACCINO CONTRO L'ENCEFALITE GIAPPONESE

Questa arbovirosi, trasmessa dalle zanzare del genere Culex, è molto diffusa nel Sud-Est asiatico, in Cina e nel subcontinente indiano.
Ha una mortalità elevata e i soggetti sopravvissuti possono presentare gravi deficit neuropsichiatrici.

L'infezione contratta in gravidanza può essere trasmessa al feto e provocarne la morte in utero. Il rischio per i viaggiatori è stimato a meno di 1 caso su 1 milione, ma può raggiungere 1 caso su 5.000 in zona rurale nella stagione delle piogge.

Data la possibilità di comparsa di accidenti immunoallergici e neurologici gravi, la somministrazione in gravidanza deve limitarsi ai casi in cui il soggiorno in zona e periodo di trasmissione non può essere evitato. Si deve evitare la somministrazione del vaccino nei primi sei mesi di gravidanza.


VACCINO CONTRO L'ENCEFALITE DA ZECCHE

Questa malattia esiste in tutti i Paesi dell'Europa occidentale (eccetto Benelux, isole Britanniche e della penisola iberica), fino all'estremità orientale della Siberia. Provoca disturbi neurologici di gravita variabile, ma può causare deficit irreversibili.
L'uomo viene contaminato attraverso la puntura della zecca e occasionalmente per assunzione di latte non pastorizzato.

La vaccinazione è raccomandata alle categorie professionali esposte (boscaioli, forestali), ma anche ai vacanzieri che d'estate si dedicano ad attività di svago in ambiente rurale (camping, escursioni) in regioni endemiche, in particolare l'Austria e il sud della Germania.

Gli effetti della somministrazione di questo vaccino sullo sviluppo del feto non sono stati valutati e quindi il suo impiego in gravidanza deve essere limitato ai casi in cui il beneficio atteso superi il rischio teorico legato alla vaccinazione.


Vaccini con batteri

VACCINO CONTRO IL TETANO
Il vaccino è un'anatossina e può essere somministrato senza problemi in gravidanza; nei Paesi in via di sviluppo la vaccinazione è addirittura raccomandata nel corso dell'ultimo trimestre per la prevenzione del tetano neonatale.

VACCINO CONTRO LA DIFTERITE
La difterite è ormai quasi scomparsa nei Paesi industrializzati, ma persiste sotto forma endemico-epidemica in molti Paesi in via di sviluppo.

Il vaccino è un'anatossina; data la comparsa più frequente di reazioni allergiche nell'adulto, in questo caso viene raccomandato un vaccino a concentrazione ridotta combinato alla sola anatossina tetanica (Anatetal®), o all'associazione tetano-poliomielite (tale associazione non è disponibile in Italia, ndt). Sebbene non sussistano particolari controindicazioni in gravidanza, questo vaccino non è raccomandato alla donna incinta.


VACCINO CONTRO LA PERTOSSE
Si deve evitare la somministrazione del vaccino classico, a germi interi, la cui capacità reattiva aumenta con l'età, all'adulto in genere e, a maggior ragione, alla donna incinta. Anche il vaccino acellulare, più tollerato, è riservato ai bambini, almeno per il momento.

VACCINO CONTRO LE INFEZIONI DA HAEMOPHILUS INFLUENZAE B
L'Haemophilus influenzae B è responsabile di infezioni gravi nel bambino piccolo; l'immunità naturale viene acquisita nei primi anni di vita per cui la vaccinazione non è indicata nell'adulto.
Alla nascita, il bambino gode tuttavia di un'immunità passiva transitoria grazie all'attraversamento della placenta da parte degli anticorpi materni.
Uno studio condotto negli Stati Uniti ha dimostrato che la vaccinazione della madre
nel corso del terzo trimestre di gravidanza aumenta il grado e la durata dell'immunizzazione.

VACCINO CONTRO LA MENINGITE MENINGOCOCCICA
Nella stagione arida, nell'Africa saheliana imperversano le epidemie, dovute principalmente ai gruppi A e C. Il vaccino è un polisaccaride capsulare dei sierogruppi A e C.

La vaccinazione è raccomandata alle persone a stretto contatto con un malato quando la malattia è dovuta a un germe del gruppo A o C, nonché agli adulti giovani che soggiornano in zone a rischio epidemico.
Non esistono restrizioni particolari in caso di gravidanza; il passaggio di anticorpi materni attraverso la placenta consente inoltre di garantire la protezione del bambino nei primi mesi di vita: si tratta di un vero vantaggio in caso di epidemia, considerando l'immaturità immunologica del lattante, che non gli consente una risposta soddisfacente agli antigeni polisaccaridici.


VACCINO CONTRO LA FEBBRE TIFOIDE

La febbre tifoide, anch'essa trasmessa per via oro-fecale, è una malattia ormai rarain Europa, ma ancora frequente in molti Paesi in via di sviluppo.
La vaccinazione è quindi consigliata ai viaggiatori che soggiornano in Paesi a forte prevalenza e in precarie condizioni igieniche.
Il vaccino commercializzato è un estratto poli-saccaridico della capsula di
Salmonella typhi; la sua somministrazione in gravidanza è sconsigliata, data la mancanza di studi specifici a riguardo.

VACCINO CONTRO LE INFEZIONI DA PNEUMOCOCCO
La sua somministrazione è sconsigliata in gravidanza.

VACCINO CONTRO LA LEPTOSPIROSI
La leptospirosi è un'antropozoonosi il cui serbatoio principale è rappresentato dai roditori, che eliminano il germe con le urine. La contaminazione avviene in genere attraverso l'acqua, più raramente con il morso di un roditore. Il vaccino protegge solamente contro la Leptospira icterohaemorragiae; la sua somministrazione è raccomandata ai soggetti professionalmente esposti al contatto con acque di scarico o roditori (operai delle fogne, operatori ecologici e delle centrali di depurazione, guardapesca, ecc.
La vaccinazione
non è indicata in gravidanza.

Tratto da: Goujon C. Gravidanza e vaccinazioni. Encycl Méd Chir. (Editions Scientìfiques et Médicoles Elsevier SAS, Paris), Ginecologia-Ostetricia, S-048-M-1S, 2000, 4 p.

FARMACI IN GRAVIDANZA

LINKS UTILI
Farmaci e gravidanza: www.guidausofarmaci.it/pag24000.htm
http:// depts.washington.edu/%7Eterisweb/teris/
www.gravidanzaonline.it/farmaci/teratogeni_primo_trimestre.htm

In caso tu abbia assunto farmaci in gravidanza o sia stata sottoposta a radiazioni e sei preoccupata per la salute del tuo bimbo, puoi rivolgerti al Telefono rosso:
- Telefono Rosso (Policlinico Gemelli - Roma): http:// webprd.rm.unicatt.it/gemelli/Telefonorosso/index.htm tel.: 063050077

- Telefono Rosso
(Osp. S. Raffaele - Milano): 028910207


versione aggiornata al 12-06-16 | studiomedico@alessandrofeo.it

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